December 2018 - Capodanno/3

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Istituto cultura italiana (NGO)/Posts/December 2018 - Capodanno/3/gramsci.jpg

Vi proponiamo alcune concezioni del capodanno di intellettuali ed artisti.

Antonio Gramsci (intellettuale italiano e tra i fondatori del partito comunista italiano nel 1921), il teorizzatore dei concetti di “egemonia”, con cui le classi dominanti giustificano, legalizzano e legittimano i loro benefici in relazione alle classi subalterne, e soprattutto tra i pochi teorizzatori del concetto di verità in politica, nello stesso momento in cui critica la cosiddetta “realpolitik” come un luogo comune (che sicuramente non è da ascrivere a Machiavelli) diceva di odiare (letteralmente) il capodanno.

Gramsci diceva che “capodanni a scadenza fissa fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale”.

Voleva forse dire che l'adesione acritica da parte degli individui all'anima ed agli appuntamenti collettivi tradisce la mancanza di una vera vita dello spirito (che non può essere altro che individuale) e il fatto che tale vita individuale sia gestita da qualcosa che è ad essa esterna.

Ad esempio, egli dice, la storia stessa, ma anche le date fissate in modo schematico nella storia (i suoi “capodanni”) fanno perdere di vista i motivi di continuità tra un periodo e l'altro, e non danno una spiegazione dei cambiamenti.

Gramsci dice che non vuole condividere con estranei i momenti di trionfo, e che i momenti di esaltazione, di sconforto, oppure di riposo, devono unicamente far capo al percorso del proprio spirito.

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